Black Sabbath, il primo gruppo heavy metal della storia e uno dei più iconici del panorama musicale

By Marzo 3, 2020Eventi

Black Sabbath sono stati un gruppo musicale heavy metal britannico, formatosi a Birmingham nel 1968 e scioltosi dopo il tour di addio nel 2017. Pionieri dell’heavy metal, hanno contribuito in modo significativo allo sviluppo del genere e alla nascita di alcuni sottogeneri heavy, come il doom metal e lo stoner rock. Dal 1970 al 2010 hanno venduto più di 100 milioni di dischi in tutto il mondo. Tre dei loro album sono stati citati nella lista dei 500 migliori album secondo Rolling Stone: “Master of Reality”, “Black Sabbath” e “Paranoid”. Nel 2006 sono stati inseriti nella Rock and Roll Hall of Fame.

Black Sabbath: le origini

In principio erano gli “Earth“. Il primo embrione del gruppo era composto dal chitarrista Anthony “Tony” Iommi, il batterista William “Bill” Ward, il bassista Terence “Geezer” Butler e il cantante John “Ozzy” Osbourne. Il loro repertorio era prevalentemente blues e si esibivano in vari locali suonando cover di Jimi Hendrix, Blue Cheer, Beatles e Cream. Il nome “Earth” però fu presto cambiato, perché esisteva già un altro gruppo che si chiamava così. Il nuovo nome venne da un’idea di Butler, grande appassionato di romanzi horror e magia nera. Un giorno, uscendo dal cinema, dove era andato a vedere il film “I tre volti della paura” di Mario Bava, che in Gran Bretagna era uscito con il titolo “Back Sabbath”, capì che quello era il nome giusto per la band. Decisero quindi di chiamarsi “Black Sabbath”.

Da “Black Sabbath” un successo dietro l’altro

Già dagli esordi la band lascia un’impronta che negli anni, album dopo album, diventerà inconfondibile e traccerà una costante ispirazione per decine di gruppi futuri. Il loro primo album in studio è “Black Sabbath”, considerato uno dei più iconici e di culto nella storia della musica rock. Uscì il 13 febbraio 1970, e quest’anno compie 50 anni. “Black Sabbath”, il brano che dà il nome all’album e lo condivide con quello della band, è una martellante lamentazione, il gemito di un’anima inquieta che implora a una figura nera di lasciarla in pace. Il brano incede lentamente sul tritono, una scala musicale che nel medioevo si era guadagnata il nome di “diabolus in musica”, appunto. Anche i brani “The Wizard” (il mago) “N.I.B.” (Natività in Nero) compongono una cornice nera dalle atmosfere infernali, che guadagna al gruppo sin da subito la nomea di “quartetto diabolico” e con interessi per l’occultismo.

Gli album successivi sono altre pietre miliari della musica metal, come “Paranoid”, “Master of Reality”, “Black Sabbath Vol. 4”. Il gruppo ama sperimentare, sia in termini di contenuti (l’antimilitarismo di “War pigs” e di “Children of the grave”, la critica verso le droghe di “Sweet leaf”, ma anche la fantascienza di “Iron Man”) sia in termini di arrangiamenti e di contaminazioni sonore. Tony Iommi è l’anima del gruppo, e la sua genialità musicale quanto il suo ego ipertrofico saranno bussola e maledizione delle produzioni in studio della band. Proprio lui che da adolescente, per un incidente in fabbrica nel quale aveva perso due falangi della mano destra, era destinato a non poter più prendere un accordo su una chitarra. E riuscì a cambiare il suo destino e quello della musica.

La frattura: Ozzy lascia la band

Tuttavia, dopo dischi storici come “Sabbath Bloody Sabbath” (registrato in un castello inglese che tutti ritenevano infestato), “Sabotage” e “Technical Ecstasy” arriva la prima, annunciata frattura: Ozzy Osbourne lascia la band di Birmingham. Il colpo è durissimo, anche perché questo strano artista, dall’aspetto poco rassicurante e dalla voce stridula e pungente, è innegabilmente uno dei più potenti animali da palco della scena metal di quegli anni (e di quelli a venire, come tutti dovranno ammettere). La sua voce creava una dissonanza quasi perfetta con le atmosfere cupe delle chitarre di Iommi: difficile trovare un sostituto.

Da Ronnie James Dio a Tony Martin

La scelta tuttavia è azzeccata: Ronnie James Dio, una delle voci più emozionanti e potenti del metal viene reclutato dagli Elf, e nel giro di pochi anni il gruppo pubblicherà due album che sono stati “i testi scolastici” su cui si sono formate generazioni di metallari degli anni ‘80 e ‘90: “Mob Rules” e “Heaven and Hell”. Ma anche con Ronnie James Dio i rapporti non sono duraturi: chi lo sostituisce è la voce storica dei Deep Purple, Ian Gillian, che trasforma il sound del gruppo, favorendo una presenza crescente delle tastiere negli arrangiamenti. Poi è il turno di Glenn Hughes, un altro membro dei Deep Purple (non a caso tra i fan andrà diffondendosi il soprannome di “Black & Purple”): cederà il posto a Tony Martin, un altro cantante dal timbro potente e capace di virtuosismi fuori dal comune.

Sono gli anni di “Eternal Idol”, “Headless Cross” (l’album più smaccatamente “satanico” del gruppo) “Tyr” (che tenta di essere un concept album sulla mitologia vichinga, ma se ne discosta dopo tre brani). Con “Dehumanizer” i Black Sabbath riaprono le braccia al prodigo Ronnie James Dio, ma l’accordo non raggiunge l’album successivo, “Cross Purposes”, che ritrova Martin come voce solista. Gli anni passano, i successi sono altalene, ma il pubblico resta fedele a una band il cui unico perno costante, in un carosello in cui si succedono batteristi, bassisti e cantanti provenienti dalle formazioni più osannate del panorama metal, resta sempre e solo Tony Iommi, il genio della chitarra.

Dalla reunion a “The End”

Nel 1995 esce il diciottesimo album in studio, “Forbidden”, con la formazione che cinque anni prima aveva inciso “Tyr”, ma fu un insuccesso da parte della critica e del pubblico. Nel 1998 finalmente la band ritorna alla sua formazione originaria, riaprendo le porte a Ozzy, che nel frattempo aveva costruito una formidabile carriera solistica guadagnandosi sul campo il titolo di “padrino del metal”. Da questa reunion nasce un concerto dal vivo, registrato e trasformato nell’album “Reunion”, che contiene i più grandi successi e due nuove tracce inedite, “Psycho Man” e “Selling My Soul”. L’ultimo album dei Black Sabbath è “13”, pubblicato a giugno 2013. Il successo è straordinario, e l’album raggiunge la prima posizione nelle classifiche di vendita del Regno Unito.

Il 30 settembre 2015 la band annuncia il suo tour mondiale d’addio “The End” con Ozzy Osbourne, Tony Iommi e Geezer Butler in formazione. Il tour non vede la partecipazione di Bill Ward e la batteria è suonata da Tommy Clufetos. Il tour ha avuto inizio il 20 gennaio 2016 e ha visto come unica tappa italiana l’Arena di Verona il 13 giugno 2016. Il 4 febbraio 2017 i Black Sabbath hanno tenuto l’ultimo concerto nella città natale dei membri fondatori del gruppo (escluso il batterista Bill Ward) e dove si formarono quasi cinquant’anni prima nel 1968 alla Genting Arena di Birmingham. Il 17 novembre 2017 è uscito l’ultimo album live “The End: Live in Birmingham”, che documenta l’ultima esibizione del gruppo tenuta il 4 febbraio 2017.